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martedì 2 dicembre 2025

INVERNO A MILANO

 


Tra le nebbie

 

ALFONSO GATTO

INVERNO A MILANO

Vedete là nel cielo, in quel piccolo sole
d’inverno tra le nebbie, un ricordo del sole?
Come la luna guarda e si lascia guardare.
Milano a mezzogiorno è già crepuscolare.

E gli alberi anneriti in quel freddo d'argento
hanno rami gentili, a tratti passa il vento,
un vento senza voce, a poco a poco imbruna.
Solo il piccolo sole come una grande luna.

Così il Duomo fiorito di grigio e di lichene
appare nelle nebbie delle notti serene.

(da Il Vaporetto, Nuova Accademia, 1963)

lunedì 24 novembre 2025

Finding Freedom (Troverò la libertà) di Wadia Samadi

 





Mi sveglio ogni mattina progettando la mia fuga
Ma che ne sarà dei miei figli?
Chi mi crederà?
Chi mi darà una casa?
Passano gli anni e io sto ancora aspettando
Quando finirà tutto questo?

Il mio trucco non copre il mio viso livido
Il mio sorriso non nasconde il mio volto tirato.
Eppure, nessuno viene ad aiutarmi
Dicono: andrà meglio
Dicono: non parlarne
Dicono: questo era il mio destino
Dicono: una donna deve tollerare
I panni sporchi si lavano in famiglia, dicono.
Quando finirà tutto questo?

Ancora una volta, trascina il mio corpo sul pavimento.
Mi soffoca e io lo imploro di non uccidermi.
Ancora una volta, pretende il mio silenzio
Ancora una volta mi dice che non merito di vivere.

Ne ho avuto abbastanza
Non voglio tacere
Vivrò
Troverò la libertà
Tutto questo finirà oggi.

(trad. Libreriamo)

***********************


La giornata internazionale contro la violenza sulle donne è stata istituita dall'Onu nel 1999, in ricordo delle tre sorelle Mirabal, deportate, violentate e uccise il 25 novembre 1960 nella Repubblica Dominicana.

venerdì 21 novembre 2025

E MI SIEDO VICINO ALLA STUFA

 

immagine creata con IA

HALINA POŚWIATOWSKA

E MI SIEDO VICINO ALLA STUFA

e mi siedo vicino alla stufa
e cerco di cogliere il tempo con le mani nel sacco
il delicato ondeggiare delle tende
la fosforescenza delle pareti
i libri che danzano
sullo scaffale di legno
la foglia astratta sul tappeto
il fiore messicano
che racchiudo
in un solo respiro

(da Ancora un ricordo, 1967)


Halina Poświatowska nata Halina Myga (Częstochowa, 9 maggio 1935 - Varsavia, 11 ottobre 1967), poetessa e scrittrice polacca. La sua poesia è appassionata ma non sentimentale e tratta i temi dell'amore e della morte e dell'ineluttabilità del suo destino - aveva un difetto cardiaco allora incurabile.


lunedì 17 novembre 2025

MONTE STOL



STOL
Odgrnila se je tančica bela,
vse ima kar gora se je zaželela.
Zlat obraz sonce ji umiva,
legende si pod plaščem skriva.
Prelepa gora to naš je Stol,
zlat obraz vse nas vabi gor.
Iz paradiža lepo je gledat dol,
kjer je Nadiža naš simbol.
Smaragdna reka neka te ovija.
ljubosumno se smehlja ti gora Mija.
Gora sveta, v dolini pa je poezija.
In tu se skriva naš začaran Kot,
napoji človek se vseh dobrot,
stoletja tu je naših dedov rod.
Ivan Lavrenčič

 Il velo bianco è stato sollevato,

la montagna ha tutto ciò che desiderava.
Il sole bagna il suo volto dorato,
nasconde leggende sotto il suo mantello.
La splendida montagna è il nostro Stol,
il suo volto dorato ci invita tutti a salire.
È bello guardare giù dal paradiso,
dove il Natisone è il nostro simbolo.
Che il fiume smeraldo vi avvolga.
Il monte Mija vi sorride gelosamente.
La montagna è sacra, e nella valle c'è poesia.
E qui è nascosto il nostro incantato Kot,
l'uomo beve tutta la bontà,
da secoli i nostri antenati sono qui.
Ivan Lavrenčič
Ivan Lavrenčič , prete , storico e politico cattolico romano sloveno , * 6 gennaio 1857 , Planina, Ajdovščina , † 3 febbraio 1930 , Kamnik .

giovedì 6 novembre 2025

POETI RUSSI

Osip Ėmil’evič Mandel’štam



SI PARLA TANTO DI RUSSIA,MA QUANTI DI VOI CONOSCONO LA LETTERATURA RUSSA!


 Si perdono lontano le sporgenze delle teste degli uomini:

là io rimpicciolisco – non mi vedranno più,
ma nei libri teneri e nei giochi di bambini
risorgerò per dire come il sole splende…

Osip Ėmil’evič Mandel’štam

[1937]

(Traduzione di Maurizia Calusio)

da “Quaderni di Voronež”, “I Classici dello Specchio” Mondadori, 1995

∗∗∗

Уходят вдаль людских голов бугры:
Я уменьшаюсь там – меня уж не заметят,
Но в книгах ласковых и в играх детворы
Воскресну я – сказать, как солнце светит…

Осип Эмильевич Мандельштам

da “Žizn’ i tvorčestvo O.E. Mandel’štama”, Voronež, 1990

dal web

lunedì 3 novembre 2025

NOVEMBRE

 FUSINE LAGHI

da fb di Altinier Alessandro





VINCENZO CARDARELLI

NOVEMBRE

C'è un giorno che tutte le formiche escono dal bosco
a fare il fascio per l'invernata.
Sopraggiungono, di lì a poco,
le lunghe piogge autunnali,
simili a un gran pianto dirotto, interminabile.
 
È un pianto che sgorga a fiumi, a torrenti,
fa crescere il lago, solca le strade, rovina i ponti
e dilaga per i campi ostinatamente verdi.
I muri si ricoprono di vellutina.
 
Quando più nessuno se l'aspetta,
un sole freddoloso, più prezioso dell'oro vecchio,
torna poi, ogni mattina,
a trovare le foglie gialle d'acacia
che piovono ancora sui davanzali,
le foglie secche dei platani
che il vento trascina lungo i viali.
 
(da Poesie, 1957)

.

sabato 25 ottobre 2025

PP PASOLINI

 


da https://blog.libero.it/serdianaproloco/commenti.php?id=297902&msgid=14927450#comments

È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…

Pier Paolo Pasolini
Da: POESIE SCELTE

da un mio vecchio blog su wordpress

martedì 21 ottobre 2025

Autunno, stagione mia

 

FOTOGRAFIA DI TAZIO SECCHIAROLI

Autunno, stagione mia


DAVID MARIA TUROLDO

AUTUNNO

Autunno, stagione mia,
ambita, invocata;
mio autunno senza foglie!…
I volti di pietra muti,
le strade nere di catrame,
gli uomini senza i colori
dell’estate sotto le cortecce del bosco;
cittadini senza stagioni
stranieri nelle proprie case!
E i mattini e le sere
salutate dai clacson;
e le vie nella notte,
meretrici inghirlandate.

Autunno, tempo di viandante
senza casa, tempo
della mia solitudine!
Un cerchio dalla periferia
presto si dovrà stringere
su tutta la città; il primo
filo di nebbia anonima, invitta.
E nel cuore del bimbo
il brivido di una vita
che presto maledirà.

(da Udii una voce, Mondadori, 1952)

.

È l’autunno la stagione di David Maria Turoldo, questo autunno cittadino che si spoglia delle foglie e trasforma la città in un grigio labirinto d’asfalto e di nebbia dove le automobili scivolano “su vie bagnate dalla pioggia d’autunno / uguali al guizzo di una serpe / in cerca di una tana”. Come chiosa Luciano Erba, “è il sottile momento della seduzione del Nulla, dentro uno struggente richiamo di colori autunnali, novembrino, tipico, si direbbe, di qualsiasi poesia giovanile; senonché si annuncia qualcosa di più del solito dolce naufragare, molto di più: si profila una disincantata e diretta percezione del Tutto e del suo contrario”. Il poeta altri non è che un “poverello, cariatide / incosciente, immensa / sotto il monumentale pronao del tempio”.

da Canto delle sirene

sabato 18 ottobre 2025

VIRGILIO GIOTTI


Biografia

Nacque a Trieste, all'epoca ancora parte dell'Impero austro-ungarico, il 15 gennaio 1885, figlio di Riccardo Schönbeck, triestino d'origini in parte germano-boeme, e di Emilia Ghiotto, veneta, dal cui cognome desunse il suo d'arte. Nel 1907 si trasferì con la famiglia a Firenze per sfuggire alla leva asburgica e per diversi anni fece il viaggiatore di commercio, recandosi soprattutto in Svizzera. Secondo la testimonianza di Prezzolini, non ebbe contatti con "La Voce". Nel 1912 conobbe la moscovita Nina Schekotoff, che presto diventerà la sua compagna e dalla quale avrà tre figli: la piccola Tanda (Natalia), e Paolo e Franco che perderanno la vita in Russia durante la seconda guerra mondiale.
Nel 1920 ritornò a Trieste, ma, pur pubblicando prose e soprattutto liriche in alcune importanti riviste (tra cui "Solaria") cui lo avvicinavano gli intellettuali triestini - in particolare Giani Stuparich -, visse isolato fino alla morte (21 settembre 1957) lavorando prima come edicolante e in seguito come impiegato presso l'Ospedale Maggiore di Trieste.

Importante nella sua formazione l'amicizia con il poeta Umberto Saba e il filosofo Giorgio Fano, il quale sposò in prime nozze sua sorella Maria. Tuttavia, quando Giorgio la lasciò per la scrittrice Anna Curiel, Maria si suicidò portando con sé nella morte il figlioletto malato; questa tragedia è narrata nei dettagli nel libro "Giorgio e io"[1]. Esordì a Firenze nel 1914 con il "Piccolo canzoniere in dialetto triestino" a cui fecero seguito "Caprizzi, Canzonete e Stòrie" pubblicate nell'edizione di "Solaria" nel 1928, "Colori" nel 1941, "Sera" nel 1946, "Versi" nel 1953. Il poeta sottopose sempre i suoi testi a rigorosa elaborazione di cui si conservano ancora numerose redazioni a mano o dattiloscritte.

Fu autore anche di delicate poesie in lingua, come "Liriche e idilli" pubblicate dall'edizione di "Solaria" nel 1931, oltre che di un diario privato, "Appunti inutili", che è stato pubblicato recentemente e di alcuni racconti; tradusse nel 1946, dal russo, la “Lettera alla madre” del poeta Esenin. La sua lirica in triestino fu sempre ben apprezzata fin dal 1937 quando il critico Pietro Pancrazi dedicò al poeta triestino un articolo sul "Corriere della Sera". Altri famosi critici, come il Fubini, il Sapegno, il Segre, il Contini ne scrissero parole positive. Pier Paolo Pasolini scrisse di Giotti un ritratto molto veritiero così come Stuparich nel 1944 in "Trieste nei miei ricordi".

Poetica

Nei primi versi di Giotti si avverte l'influenza di Pascoli, di Gozzano e dei crepuscolari, nello stile e nei temi; a partire da "Caprizzi, Canzonete e Stòrie" nei suoi versi domineranno i motivi melodici che lo avvicineranno a Di Giacomo e a certa produzione di Saba.

Il dialetto di Giotti è un dialetto che, pur rimanendo naturale, non è vernacolare ma intellettualistico e sembra contrastare con il carattere dei suoi temi legati al quotidiano di una Trieste molto interiorizzata. Diversamente da Svevo e Saba, la Trieste di Giotti non è il porto asburgico della Mitteleuropa quanto piuttosto un quadro semplice di affetti e persone: la sua triestinità, aliena dalla ricerca del pittoresco e del folclorico, risiede nell'uso del dialetto e nell'ambientazione, sfondo per una poesia di elevata tensione lirica.

Nei suoi versi prevale la quartina di endecasillabi ritmati in modo parziale con tipiche inversioni metriche ("Dei purziteri,/ ne le vetrine") che rendono ben bilanciate le figure sintattico-ritmiche "le feste/ de Pasqua xe vignude, e vignù xe/ l'istà").
Tipico di Giotti è anche l'uso dell'enjambement, soprattutto nella seconda raccolta, che arriva a dividere non solo i gruppi sintattici tra strofa e strofa o tra verso e verso, ma anche la stessa parola in due parti ("veda-/rò"; "de con-/ tentezze"). Il periodo spesso non coincide con la strofa e viene spezzato al centro da forti pause e la punteggiatura è fittissima e analitica. Per trovare un accordo maggiormente colloquiale, tra sintassi e metro bisogna arrivare all'ultima raccolta, più vicina a certi versi di Saba, dove l'endecasillabo diventa elegiaco.






VENTO D'AUTUNNO

 

ELABORAZIONE IA DI UNA FOTOGRAFIA Di ALEKSEI AGAFONOV/UNSPLASH

Vento d’autunno


MARIO LUZI

SE PURE OSI

Vento d’autunno e di passione. E polvere,


polvere che striscia sulla terra
di queste vie più candide che ossa.
Tempo, questo, che il cuore oppresso s’agita,
revoca in dubbio quel che fu reale,
non fiaba, non apparizione vana.
Tue notizie che possono recarmi?
Ti conosco abbastanza per saperti
inquieta, sono certo che osi appena,
se pure osi, chiederti che penso.
Penso a te, alla tua passione schiusa,
alla luce di gemma ch’è dell’Umbria
di prima estate tra Foligno e Terni,
mi chiedo, scusa la follia, se mai
una gioia sarà gioia per sempre
o comunque sia colma la misura
delle cose che devo amare e perdere.

(da Onore del vero, Garzanti, 1957)

.

Le poesie di Mario Luzi prendono spesso l'avvio da una visione del paesaggio che dagli occhi del poeta si collega al suo stato d'animo: l'autunno che dispone i suoi colori sui campi e sulle piante lo trova con il cuore oppresso dal rapporto complicato con una figura femminile che rimane nell'ombra, illuminata appena dalla luce umbra, dai dubbi che essa comporta.

giovedì 16 ottobre 2025

Poesia di Lucianna Argentino

 


La carità delle sue mani

quando ho fame
e sfamano il mio desiderio;
quando ho sete
e dissetano la mia arsura;
quando sono straniera
e mi accolgono nella loro terra calda;
quando sono nuda
e mi vestono della loro nudità;
quando sono malata
e curano il mio male nutrendomene;
quando sono prigioniera
e visitano la mia cella con passi impazienti.
La carità delle sue mani
infine assopite nel nostro segreto vegliare.

 

Inedito da In canto a te

Lucianna Argentino

mercoledì 15 ottobre 2025

Improvvisa la fantasia.

 



IMPROVVISA, LA FANTASIA...

di Riccardo Bacchelli (1891-1985)

Improvvisa, la fantasia m'ha condotto per le strade
rettilinee del Bolognese, bordate di rami
freddolosi, toccati dall'ottobre , con prospettive
di persiane verdi allineate sulle facciate.
Il Reno si stacca dai monti con incantevoli
indugi  e prende spazio  in pianura, alberi
e frutteti si spogliano con incredibile bellezza,
riposano al sole le terre. È il tempo
adesso che le cantine odorano di fermentazione,
e il contadino esce senz'arnesi a guardare
forse se qualche fosso non scola. Le terre,
gli uomini, il paese fortunato nelle adiacenze
del fiume, godono questo sole breve.
Gli uccelli son di passo.

(Da "Memorie del tempo presente", Milano 1953)

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