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giovedì 4 dicembre 2025

I DOLCI DEL NATALE

 

Gubana dolce tipico delle Valli del Natisone

Panettone

Il panettone è un tipo di pane dolce originario di Milano, tradizionalmente preparato in occasione del periodo natalizio, gustato in Italia e nel resto dell'Europa occidentale, meridionale e sud-orientale, ma anche in Sud America, Eritrea,Australia, Stati Uniti e Canada.

Ha una forma a cupola, che si estende da una base cilindrica ed è solitamente alta circa 12-15 cm (4,7–5,9 pollici) per un panettone del peso di 1 kg (2,2 libbre). Possono essere utilizzate altre basi, come ad esempio un ottagono, oppure un tronco con sezione a stella più comune al pandoro. Viene prodotto durante un lungo processo che prevede la stagionatura dell'impasto, che è acido, simile al lievito madre. Il solo processo di lievitazione richiede diversi giorni, conferendo alla torta le sue caratteristiche distintive. Contiene canditi di alcuni agrumi come: arancia, cedro e scorza di limone, così come l'uvetta, che viene aggiunta secca e non ammollata. Viene servito a spicchi, tagliato verticalmente, e accompagnato da bevande calde dolci o da un vino dolce, come l'Asti o il Moscato d'Asti. In alcune regioni d'Italia viene servito con crema al mascarpone, una crema ottenuta unendo uova, mascarpone e un liquore dolce. Sono disponibili altre varianti, come il panettone semplice o con cioccolato.


Pandoro

Il pandoro è un pane dolce italiano, originario di Verona e tradizionalmente consumato durante il periodo natalizio. Viene spesso servito spolverato con zucchero a velo all'odore di vaniglia, in modo da farlo assomigliare alle cime delle Alpi innevate durante il Natale.

È uno dei dolci natalizi più tipici in Italia. Il suo nome e le sue origini sono da attribuire a Domenico Melegatti.


A casa mia mangiamo la GUBANA


sabato 29 novembre 2025

MINESTRA DI FAGIOLI E BROVADA (RAPE INACIDITE)



 Con questo freddo è l'ideale per scaldarsi!


MINESTRA DI FAGIOLI E BROVADA

di Lucia Pertoldi
Oggi riprendiamo il nostro viaggio fra le vecchie minestre, abbiamo già incontrato quella di fagioli e poi quella di “fagioli e viscje”, la misteriosa “uite” e la riscoperta “minestra di brovadâr”.
Oggi vedremo la minestra di “fagioli e brovada”, dei fagioli sappiamo già molto così non ci rimane che approfondire, almeno un po’, l’ingrediente “brovada”.
Il Cibario del Friuli Venezia Giulia, l’Atlante dei prodotti della tradizione, curato dall’E.R.S.A., sulla Brovada scrive: “Quasi certamente non esiste un prodotto tradizionale più friulano della Brovada, irreperibile nei ricettari di qualsiasi altra Regione”. Per il Nuovo Pirona, il vocabolario friulano, la Brovada è “cibo popolare, assai comune in Friuli, fatto di rape inacetite e conservate in un tino con vinacce acide e acqua, quindi ridotte in filamenti mediante il grati”.
La Brovada dunque è preparazione antica e come succede spesso in questi casi, innumerevoli sono le ricette che la vedono protagonista. Fra le tante ho scelto una: la “Mignestre di fasùi e brovade” , faceva parte di un corso di cucina friulana, tenuto parecchi anni fa a Udine, dalle brave maestre di cucina Gianna Modotti e Rosetta Pasut.
La ricetta: in una capace pentola mettete 250 gr di fagioli, ammollati per una notte, 2 patate intere sbucciate, 1 gambo di sedano, 1 cipolla, uno spicchio di aglio, 1 foglia di alloro, 100 gr di pancetta affumicata in un unico pezzo, due cucchiai di olio, coprite con 1,5 litri di acqua fredda.
Cuocete a fuoco basso per circa un’ora e mezza o più, fino a cottura dei fagioli, salate alla fine. Intanto in un tegame a parte cucinate 300 gr di brovada insieme a una foglia di alloro, uno spicchio di aglio, altri 100 gr di pancetta, sale, pepe. Coprite con acqua fredda e portate a cottura finchè l’acqua è evaporata.
Passate al passaverdura circa metà fagioli, le patate e il resto della verdura, rimettete il tutto nella pentola, aggiungete la brovada e proseguite la cottura per ancora una mezz’ora circa, aggiustate di pepe e sale.
Servite la minestra riposata, con la pancetta tagliata a fette e servita a parte.
da Vita nei campi
buon appetito!

giovedì 6 novembre 2025

BROVADA (RAPE INACIDITE) E MUSET (COTECHINO)

Da fb
 La dimostrazione che i friulani sono pazienti, sta tutta nella preparazione della brovada. Almeno 40 giorni di attesa per le rape messe nelle vinacce, poi un lungo lavoro per grattugiarle e cuocerle insieme al musetto. Ai NON friulani, però, va detto di essere molto cauti nell'assaggio

😃 perché mica sono gusti comuni 😄! #friuliwine

sabato 1 novembre 2025

OCIKANA



Stasera per tradizione si mangia l'OCIKANA
ocikana (da Oci occhi che si formano friggendo il burro)


Bisogna preparare la polenta che va fatta più morbida di quella che si fa di solito. Si può usare la farina bianca con un pugno di quella gialla. A parte si deve far sciogliere, intanto, un bel po’ di burro. A parte, ancora, si mette del latte a scaldare con l’aggiunta di sale».

Una volta cotta la polenta, si prende una terrina ampia e si comincia a preparare la Ocikana a strati. È da questa terrina, molto capiente, che poi la pietanza sarà mangiata dai componenti della famiglia durante la sera del primo novembre.

«Con il cucchiaio si trasforma la polenta in una sorta di gnocchetti. Tra uno strato e l’altro di gnocchetti si sparge il latte e si cosparge con il formaggio tagliato fino, grattugiato. Si possono usare insieme formaggio fresco e quello stagionato, più saporito. Fatti un po’ di strati, a piacere, si procede con il burro: fatto colorire senza bruciarlo, va messo sopra l’ultimo strato. La Ocikana è pronta».

La pietanza non va mangiata tutta, si lascia una parte nella terrina, sulla tavola, per la notte: al calare del buio, si dice, le anime dei morti che si ridestano per Ognissanti potranno cibarsene, nel loro breve viaggio di ritorno nel mondo dei vivi, concesso loro solo per questa notte così particolare.

«Si tratta di un piatto molto calorico, che dà molta energia, mangiato tutti insieme per affrontare, nei mesi già freddi, il duro lavoro nei campi e più spesso nei boschi». Ad accompagnare la polenta condita, che ancora oggi preparano tutte le famiglie dell’Alta Val Torre, poteva esserci, raramente, del vino. «Ognuno aveva una vigna fuori casa e il vino, seppure poco come quantità, faceva parte delle tradizioni della tavola – spiega Franca –; era un vino spesso acido, che si beveva subito perché non si conservava per molto tempo». (Paola Treppo)

Na praznik Vseh svetnikov in na dan Vernih duš je v gornji Terski dolini še živa navada, da pripravljajo ocikano. O tem nam je povedala domačinka Franca Sinicco, ki je stara 57 let.

Ocikana je mehka polenta iz koruznega in pšeničnega zdroba, ki je najprej rezana na kose, nato zabeljena z mlekom in potem posuta z ribanim dozorjenim sirom ter popraženim maslom. Nekaj ocikane so nekoč po hišah pustili za duše, ki so se na Vahte vrnile med živimi.

buon appetito!!!

la polenta


 Era un cerimoniale ...non c'era fretta ...e quando era cotta tutti in tavola ...e attorno a quel tagliere fumante ognuno raccontava la propria giornata ...e quando tutto era finito, salivi le scale per andare a dormire...

Ah dimenticavo ...sempre il segno della croce sulla polenta col filo prima di tagliarla ...
Da: Il mio Friuli Franco Celotti

lunedì 20 ottobre 2025

Il vino Ramandolo

 



Il vino Ramandolo DOCG si presenta di colore giallo dorato; al naso sprigiona intensi profumi di albicocca passita e miele; in bocca è dolce, vellutato, con un retrogusto leggermente aromatico, più o meno corposo; ottimo in abbinamento alla pasticceria secca, ma anche con salumi, formaggi stagionati e foie gras.La Ramandolo DOCG è una delle tre DOCG del Friuli-Venezia Giulia. L’unica tipologia di questa piccola denominazione è un vino passito dolce basato sul vitigno Verduzzo Friulano. Il  Ramandolo DOCG è un vino di decisa struttura, dotato di una notevole complessità olfattiva che include note di albicocche secche, miele e nocciole, mentre al palato la sua dolcezza risulta piacevolmente bilanciata dalla freschezza della sua acidità.

La DOCG è stata creata nel 2001 a partire da una tipologia della DOC Colli Orientali del Friuli. Attualmente la zona della DOCG copre le aree comunali di Nimis e Tarcento, a nord del capoluogo UdineRamandolo è il nome della frazione di Nimis da cui si ritiene originaria la tipologia di vino. Le vigne sono situate da un’altitudine di circa 400 m.s.l.m. in un’area collinare ad anfiteatro posta attorno al comune di Nimis. La pendenza dei vigneti rende impossibile la vendemmia  e la potatura automatizzata delle viti, quindi tutto il lavoro viene fatto a mano. A causa della sua latitudine e altitudine, questa è probabilmente la zona vinicola più fredda del Friuli-Venezia Giulia, tuttavia l’esposizione delle colline rivolte a sud tende a mitigare il clima, che nella zona della denominazione è considerevolmente più mite rispetto al circondario. Gli inverni relativamente miti e le estati abbastanza fresche, unitamente alle notevoli escursioni termiche tra il giorno e la notte, assicurano grande concentrazione di sostanze aromatiche negli acini di Verduzzo. Inoltre la naturale resistenza della buccia del vitigno lo rende particolarmente adatto all’appassimento. dal web


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  Savogna  ( Sauodnja  in  dialetto sloveno locale ,  Sovodnje  in  sloveno Savògne  in  friulano ) è un  comune italiano  di 347 abitanti  ...

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