“Questo incontro nasce da due spunti: uno è il programma che viene presentato al Ministero dell’Istruzione e che omette de facto le lingue minoritarie, cosa gravissima perché ritengo che la legge 482 del 1999 ha dato un input per le tre minoranze storiche e per le rimanenti minoranze linguistiche, che hanno tutti i diritti tutelati dall’articolo 6 della Costituzione. Il secondo spunto mi è arrivato dalla visita del Presidente Mattarella in Slovenia, dove sia lui sia la presidente slovena hanno sottolineato l’importanza delle minoranze come ponte tra i vari Paesi. Credo quindi che discutere anche in Senato delle lingue minoritarie, che sono una plusvalenza dei territori e del nostro Paese, sia stato importante farlo e lo faremo ancora. I nuovi programmi scolastici recentemente presentati dal ministro dell’Istruzione Valditara sono fortemente ideologizzati e non fanno alcun accenno alle lingue delle minoranze linguistiche del nostro Paese. Vale ad esempio per lo sloveno, lingua comunitaria parlata dalla minoranza storica slovena del Friuli Venezia Giulia, o per il friulano, lingua parlata da oltre mezzo milione di cittadini e tuttora in attesa della completa applicazione della legge 482/99.”
Così si è espressa la senatrice del Partito Democratico Tatjana Rojc che ha organizzato mercoledì 1º ottobre nella Sala Caduti di Nassirya del Senato un incontro pubblico sul tema. Oltre alla parlamentare slovena hanno parlato la prof. Silvana Ferreri, già ordinaria di Didattica delle lingue moderne all’Università della Tuscia di Viterbo, il prof. Francesco De Renzo, associato di Linguistica educativa presso La Sapienza di Roma, e il prof. Domenico Morelli, presidente del Comitato nazionale federativo minoranze linguistiche d’Italia (Confemili).
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha dato disposizione per lo studio di una seconda lingua comunitaria, nello specifico del francese, dello spagnolo e del tedesco. In questo contesto viene del tutto omesso o dimenticato lo sloveno, per altro anch’esso lingua comunitaria. Lo sloveno è dunque non solo una delle lingue ufficiali dello Stato italiano, al pari del tedesco e del francese, ma lo è anche nel contesto comunitario, dunque europeo. L’aspetto linguistico come espresso nella Costituzione rappresenta un elemento di importanza basilare che, assieme a quello nazionale, etnico, religioso e culturale, contribuisce a definire l’identità individuale e collettiva dei singoli gruppi. La tutela costituzionale mira dunque a garantire alle lingue minoritarie una posizione di pari dignità sociale rispetto ad altri gruppi, in particolare nei confronti della popolazione di lingua italiana. La presenza della comunità slovena rappresenta un elemento fondamentale pure per il riconoscimento dell’autonomia speciale alla Regione Friuli Venezia Giulia.
Ritengo che questo sia un patrimonio da coltivare includendolo nei programmi di istruzione a tutti i livelli, dalle scuole primarie fino agli atenei. Ecco perché ci ritroviamo a parlare di lingua e lingue, specificità e ricchezza del nostro Paese.
Recentemente i presidenti della Slovenia e dell’Italia, come ha sottolineato la senatrice, hanno ribadito l’importanza e il ruolo delle minoranze che costituiscono il ponte tra i nostri due Paesi. Il cosiddetto ‘confine orientale’ è stato, nel corso del Novecento, terreno di aspri scontri. Oggi è luogo di incontro, di scambi culturali ed economici, di collaborazione. Il Friuli Venezia Giulia è terra di frontiera, in cui i confini sono caduti. In Regione convivono pacificamente cittadini di lingua italiana, slovena, friulana e tedesca. “Ritengo che questo sia un patrimonio da coltivare includendolo nei programmi di istruzione a tutti i livelli, dalle scuole primarie fino agli atenei. Ecco perché ci ritroviamo a parlare di lingua e lingue, specificità e ricchezza del nostro Paese.” Infine Rojc ha ricordato che l’Italia ancora non ha ratificato la Carta europea delle lingue regionali e minoritarie, firmata a Strasburgo nel novembre del 1992.
Il presidente del Confemili Domenico Morelli ha evidenziato che nelle indicazioni proposte al ministro Valditara non viene adeguatamente affidato alla scuola il compito di valorizzare il ricco mosaico di lingue che caratterizza il territorio nazionale, garantendo il diritto degli appartenenti alle minoranze linguistiche ad apprendere la propria lingua materna. La proposta incoraggia apertamente lo studio di una seconda lingua comunitaria ma non viene fatto cenno alle altre 10 lingue minoritarie presenti sul territorio nazionale. Le lingue delle minoranze linguistiche storiche, elencate dalla legge 482 del 1999, rappresentano una ricchezza culturale particolare che va adeguatamente valorizzata nel quadro dell’insegnamento plurilingue e delle iniziative progettuali, specialmente nei territori d’insediamento di dette minoranze. In sintesi, ha concluso Morelli, le indicazioni del Ministero promuovono un’educazione inclusiva e rispettosa delle differenze, ma non approfondiscono né elencano le minoranze linguistiche storiche riconosciute dalla legge italiana.
La professoressa Silvana Ferreri (moglie dell’ex ministro dell’Istruzione Tullio De Mauro) ha definito i programmi recentemente pubblicati “miopi, presbiti e strabici” per come hanno affrontato il tema del plurilinguismo, un principio riconosciuto dalle norme e presente nella tradizione letteraria italiana.
Francesco De Renzo ha infine evidenziato gli aspetti giuridici che obbligano le scuole a insegnare le lingue minoritarie sottolineando che è la stessa Costituzione a sancire il diritto all’apprendimento della propria lingua madre per cui le linee guida ministeriali devono rimuovere gli ostacoli all’insegnamento di altre lingue, e non il contrario. L’Italia è multilingue, come tutta l’Europa, ed è noto a tutti che le lingue uniscono e non dividono.
(r.p.)
dal Novi ;Matajur
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